Ma voi ogni tanto ci pensate a quei papà che in pieno lockdown hanno portato di corsa la loro compagna in ospedale, magari già in pieno travaglio, l’hanno scaricata letteralmente all’ingresso del pronto soccorso ostetrico e l’hanno rivista dopo tre giorni, se tutto è andato bene, con la loro creatura in braccio? Io ci ho pensato tanto…. e ci penso tutt’ora. Ci penso sempre quando mi metto in gioco per sostenere le mamme nel loro periodo post parto e non sempre do l’adeguata importanza anche ai papà.

Sono tante le cose che il COVID-19 ha tolto e sta continuando a togliere. Molte di queste sono esperienze che si potranno tornare a rivivere senza subire alcuna conseguenza. Ma chi restituirà ai papà la prima ecografia del loro bambino? E l’emozione di vedere la propria compagna che scoppia in un pianto liberatorio dopo aver dato alla luce la loro creatura? E la sensazione di tenere tra le braccia il proprio bambino immerso nell’acqua del primo bagnetto?

Nonostante sia contenta che il Coronavirus abbia portato nuovamente all’attenzione una tematica molto importante come quella dei giorni di astensione dal lavoro per i genitori di un neonato, non è stato certo il COVID a determinare quanto nel nostro paese i papà non siano minimamente tutelati quando nasce il loro bambino ma un ennesimo colpo di grazia gliel’ha dato.

I papà Italiani hanno gioito, quelli che l’hanno saputo ovviamente, quando a gennaio 2019 sono stati aumentati i giorni di astensione obbligatoria dal lavoro per la nascita di un figlio fino alla bellezza di CINQUE giorni. Per magnanimità poi possono letteralmente rubarne 1 alla mamma per stare con il loro bambino per addirittura 6 giorni. Grandi passi avanti considerato che fino al 2018 i gironi erano 3…. e non uno di più!

Giusto per darvi un’idea di quello che succede nel resto del mondo condivido con voi l’esito di un rapporto dell’UNICEF risalente a dicembre 2019 che ha permesso di dipingere la situazione attuale circa le settimane di astensione dal lavoro concesse alle mamme (nel grafico in blu) e quelle riservate ai papà (nel grafico in viola).

Il rapporto dell’UNICEF nel quale si possono leggere per intero questi, e molti altri dati, inizia con una frase estremamente significativa che voglio riportarvi: «Per lo sviluppo mentale – e quindi per il futuro – dei bambini, non esiste periodo più critico dei primi anni di vita. Abbiamo bisogno che i governi provvedano ai genitori il supporto di cui hanno bisogno per creare un ambiente formativo per i propri bambini piccoli».

Tra le raccomandazioni che l’UNICEF esprime per migliorare la situazione vi è anche quella di garantire dei congedi parentali a pagamento per entrambi i genitori. Chissà se l’Italia, che attualmente si trova al 24° posto, cercherà di scalare la classifica… magari non a suon di 2 giorni in più ogni anno.

Ma voi ogni tanto ci pensate a quei papà che in pieno lockdown hanno portato di corsa la loro compagna in ospedale, magari già in pieno travaglio, l’hanno scaricata letteralmente all’ingresso del pronto soccorso ostetrico e l’hanno rivista dopo tre giorni, se tutto è andato bene, con la loro creatura in braccio? Io ci ho pensato tanto…. e ci penso tutt’ora. Ci penso sempre quando mi metto in gioco per sostenere le mamme nel loro periodo post parto e non sempre do l’adeguata importanza anche ai papà.

Sono tante le cose che il COVID-19 ha tolto e sta continuando a togliere. Molte di queste sono esperienze che si potranno tornare a rivivere senza subire alcuna conseguenza. Ma chi restituirà ai papà la prima ecografia del loro bambino? E l’emozione di vedere la propria compagna che scoppia in un pianto liberatorio dopo aver dato alla luce la loro creatura? E la sensazione di tenere tra le braccia il proprio bambino immerso nell’acqua del primo bagnetto?

Nonostante sia contenta che il Coronavirus abbia portato nuovamente all’attenzione una tematica molto importante come quella dei giorni di astensione dal lavoro per i genitori di un neonato, non è stato certo il COVID a determinare quanto nel nostro paese i papà non siano minimamente tutelati quando nasce il loro bambino ma un ennesimo colpo di grazia gliel’ha dato.

I papà Italiani hanno gioito, quelli che l’hanno saputo ovviamente, quando a gennaio 2019 sono stati aumentati i giorni di astensione obbligatoria dal lavoro per la nascita di un figlio fino alla bellezza di CINQUE giorni. Per magnanimità poi possono letteralmente rubarne 1 alla mamma per stare con il loro bambino per addirittura 6 giorni. Grandi passi avanti considerato che fino al 2018 i gironi erano 3…. e non uno di più!

Giusto per darvi un’idea di quello che succede nel resto del mondo condivido con voi l’esito di un rapporto dell’UNICEF risalente a dicembre 2019 che ha permesso di dipingere la situazione attuale circa le settimane di astensione dal lavoro concesse alle mamme (nel grafico in blu) e quelle riservate ai papà (nel grafico in viola).

Il rapporto dell’UNICEF nel quale si possono leggere per intero questi, e molti altri dati, inizia con una frase estremamente significativa che voglio riportarvi: «Per lo sviluppo mentale – e quindi per il futuro – dei bambini, non esiste periodo più critico dei primi anni di vita. Abbiamo bisogno che i governi provvedano ai genitori il supporto di cui hanno bisogno per creare un ambiente formativo per i propri bambini piccoli».

Tra le raccomandazioni che l’UNICEF esprime per migliorare la situazione vi è anche quella di garantire dei congedi parentali a pagamento per entrambi i genitori. Chissà se l’Italia, che attualmente si trova al 24° posto, cercherà di scalare la classifica… magari non a suon di 2 giorni in più ogni anno.