L’acronimo D.S.A. sta per Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Sono sicura che se ci sforzassimo di utilizzare nel linguaggio comune le parole per esteso saremmo al riparo da molti fraintendimenti o eccessive semplificazioni.
Nonostante sia un termine ormai usato da tutti (e abusato da molti!) credo sia utile riportare l’attenzione sul significato dei singoli termini che compongono l’acronimo D.S.A.
La D sta per Disturbo e non per Difficoltà o Deficit, come troppo spesso si sente dire. Parlare di disturbo significa parlare di una difficoltà innata – di matrice neurobiologica – nell’acquisizione degli apprendimenti scolastici, resistente al trattamento e all’automatizzazione. La difficoltà, al contrario, indica un particolare affaticamento che può caratterizzare le fasi di acquisizione delle abilità scolastiche che, se potenziate precocemente, si possono colmare.
La S sta per Specifico. La specificità di questo disturbo è una delle sue caratteristiche principali proprio perché è caratterizzato da cadute prestazionali specifiche, in uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
La A sta per Apprendimento. Quest’ultimo termine ci deve portare necessariamente a comprendere come l’ambito deficitario sia relativo esclusivamente a questo aspetto e sia quindi riscontrabile principalmente in ambiente scolastico.
Nel nuovo manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM5) la prevalenza del disturbo, a livello mondiale, è stimata tra il 5-15% dei bambini in età scolare. In Italia i dati MIUR relativi all’anno scolastico 2017/2018 indicano un’incidenza dei DSA pari al 3.2% del totale.
I principali fattori di rischio, che non determinano per forza la comparsa del disturbo, per la comparsa di D.S.A. sono:
- la nascita prematura o il peso molto basso alla nascita,
- l’esposizione a cocaina o nicotina durante la gravidanza,
- la familiarità,
- il sesso maschile,
- la presenza di un Disturbo Specifico di Linguaggio
Parlare di D.S.A. significa quindi riferirsi a un disturbo specifico, circoscritto e indipendente dalla volontà del soggetto.
Approfondiremo, in un prossimo articolo, le principali domande che molti genitori e insegnanti si fanno su questo disturbo.
L’acronimo D.S.A. sta per Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Sono sicura che se ci sforzassimo di utilizzare nel linguaggio comune le parole per esteso saremmo al riparo da molti fraintendimenti o eccessive semplificazioni.
Nonostante sia un termine ormai usato da tutti (e abusato da molti!) credo sia utile riportare l’attenzione sul significato dei singoli termini che compongono l’acronimo D.S.A.
La D sta per Disturbo e non per Difficoltà o Deficit, come troppo spesso si sente dire. Parlare di disturbo significa parlare di una difficoltà innata – di matrice neurobiologica – nell’acquisizione degli apprendimenti scolastici, resistente al trattamento e all’automatizzazione. La difficoltà, al contrario, indica un particolare affaticamento che può caratterizzare le fasi di acquisizione delle abilità scolastiche che, se potenziate precocemente, si possono colmare.
La S sta per Specifico. La specificità di questo disturbo è una delle sue caratteristiche principali proprio perché è caratterizzato da cadute prestazionali specifiche, in uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
La A sta per Apprendimento. Quest’ultimo termine ci deve portare necessariamente a comprendere come l’ambito deficitario sia relativo esclusivamente a questo aspetto e sia quindi riscontrabile principalmente in ambiente scolastico.
Nel nuovo manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM5) la prevalenza del disturbo, a livello mondiale, è stimata tra il 5-15% dei bambini in età scolare. In Italia i dati MIUR relativi all’anno scolastico 2017/2018 indicano un’incidenza dei DSA pari al 3.2% del totale.
I principali fattori di rischio, che non determinano per forza la comparsa del disturbo, per la comparsa di D.S.A. sono:
- la nascita prematura o il peso molto basso alla nascita,
- l’esposizione a cocaina o nicotina durante la gravidanza,
- la familiarità,
- il sesso maschile,
- la presenza di un Disturbo Specifico di Linguaggio
Parlare di D.S.A. significa quindi riferirsi a un disturbo specifico, circoscritto e indipendente dalla volontà del soggetto.
Approfondiremo, in un prossimo articolo, le principali domande che molti genitori e insegnanti si fanno su questo disturbo.