Non posso proprio far trascorrere altro tempo prima di raccontarvi come mi sono affezionata a questo particolare aspetto: la psicologia perinatale. Dopo anni passati ad approfondire le più accreditate e rispettabili teorie dell’attaccamento, alcune domande hanno iniziato a farsi sempre più vive nei miei pensieri: se la prima esperienza che un bambino prova alla nascita non il è caldo e rassicurante abbraccio di mamma e papà, cosa succede? Se la prime sensazioni che sperimenta sono dolore, separazione, solitudine, cosa ne sarà della relazione genitore-bambino e del suo sviluppo futuro?
È stato proprio cercando di dare risposa a queste domande che sono entrata per la prima volta in una TIN – Terapia Intensiva Neonatale, una parola che ormai, ogni volta che la pronuncio, porta con sé volti di genitori, di bambini, di operatori, suoni, rumori, odori e riti difficilmente immaginabili.
T.I.N. è Terrore.Incertezza.Nascita.
Il terrore lo prova la mamma quando improvvisamente e senza alcun preavviso si ritrova catapultata in una sala operatoria dove viene fatto nascere il suo bambino troppo prima del previsto. Il terrore lo prova il papà che da fuori quella porta aspetta impaziente notizie sulla nuova vita tanto attesa e sulla salute della sua compagna. Terrore lo provano i nonni che da casa stanno incollati al telefono in attesa di un messaggio, di una foto, di un segno di VITA.
L’incertezza la provano gli operatori quando, pur mettendo in campo la loro eccezionale professionalità, il cambiamento che si aspettano non avviene. L’incertezza la provano i genitori quando non sanno se comunicare al mondo che il loro bambino è nato. L’incertezza la provano i fratellini a casa che vedono sparire velocemente la mamma con il pancione e la vedono tornare a braccia vuote e occhi gonfi.
La nascita la prova la mamma ogni qualvolta si sente chiamare “mamma” dagli infermieri. La nascita la prova il papà quando prende in braccio il suo bambino per la prima volta. La nascita la provano i nonni quando finalmente possono mettere il fiocco fuori dalla porta. La nascita la provano tutti gli operatori della TIN ogni volta che preparano un bambino appoggiandolo nell’ovetto e non nella culla e salutano con gli occhi lucidi la famiglia che finalmente è NATA.
Ho il privilegio di accompagnare le famiglie e gli operatori in questo percorso che inizia con il Terrore, continua nell’Incertezza ma porta alla Nascita. Lo faccio in punta dei piedi sostenendo i genitori nel faticoso percorso di riappropriazione di una genitorialità innaturale, sostenendo gli operatori che troppe volte sono lasciati soli nel sostenere il peso di parole faticose da dire. Lo faccio consapevole che ogni parola detta, ogni sguardo, ogni contatto resta impresso indelebilmente nella memoria dell’intera comunità della Terapia Intensiva Neonatale.
Non posso proprio far trascorrere altro tempo prima di raccontarvi come mi sono affezionata a questo particolare aspetto: la psicologia perinatale. Dopo anni passati ad approfondire le più accreditate e rispettabili teorie dell’attaccamento, alcune domande hanno iniziato a farsi sempre più vive nei miei pensieri: se la prima esperienza che un bambino prova alla nascita non il è caldo e rassicurante abbraccio di mamma e papà, cosa succede? Se la prime sensazioni che sperimenta sono dolore, separazione, solitudine, cosa ne sarà della relazione genitore-bambino e del suo sviluppo futuro?
È stato proprio cercando di dare risposa a queste domande che sono entrata per la prima volta in una TIN – Terapia Intensiva Neonatale, una parola che ormai, ogni volta che la pronuncio, porta con sé volti di genitori, di bambini, di operatori, suoni, rumori, odori e riti difficilmente immaginabili.
T.I.N. è Terrore.Incertezza.Nascita.
Il terrore lo prova la mamma quando improvvisamente e senza alcun preavviso si ritrova catapultata in una sala operatoria dove viene fatto nascere il suo bambino troppo prima del previsto. Il terrore lo prova il papà che da fuori quella porta aspetta impaziente notizie sulla nuova vita tanto attesa e sulla salute della sua compagna. Terrore lo provano i nonni che da casa stanno incollati al telefono in attesa di un messaggio, di una foto, di un segno di VITA.
L’incertezza la provano gli operatori quando, pur mettendo in campo la loro eccezionale professionalità, il cambiamento che si aspettano non avviene. L’incertezza la provano i genitori quando non sanno se comunicare al mondo che il loro bambino è nato. L’incertezza la provano i fratellini a casa che vedono sparire velocemente la mamma con il pancione e la vedono tornare a braccia vuote e occhi gonfi.
La nascita la prova la mamma ogni qualvolta si sente chiamare “mamma” dagli infermieri. La nascita la prova il papà quando prende in braccio il suo bambino per la prima volta. La nascita la provano i nonni quando finalmente possono mettere il fiocco fuori dalla porta. La nascita la provano tutti gli operatori della TIN ogni volta che preparano un bambino appoggiandolo nell’ovetto e non nella culla e salutano con gli occhi lucidi la famiglia che finalmente è NATA.
Ho il privilegio di accompagnare le famiglie e gli operatori in questo percorso che inizia con il Terrore, continua nell’Incertezza ma porta alla Nascita. Lo faccio in punta dei piedi sostenendo i genitori nel faticoso percorso di riappropriazione di una genitorialità innaturale, sostenendo gli operatori che troppe volte sono lasciati soli nel sostenere il peso di parole faticose da dire. Lo faccio consapevole che ogni parola detta, ogni sguardo, ogni contatto resta impresso indelebilmente nella memoria dell’intera comunità della Terapia Intensiva Neonatale.