Ho deciso di iniziare questa mia nuova esperienza comunicativa del blog cercando di rispondere alle principali domande che spesso mi vengono poste, esplicitamente o implicitamente, quando dico che sono una psicologa.

“Ma quindi scusami, lo psicologo chi è?”

Lo psicologo è un professionista sanitario che dopo la laurea magistrale ha svolto un tirocinio professionalizzante della durata di un anno durante il quale si è concretamente approcciato alla professione sotto la supervisione di un tutor. Alla fine del tirocinio ha sostenuto un esame di stato ed è stato abilitato alla professione. Per poter esercitare, infine, deve iscriversi all’apposito albo professionale, nel mio caso è l’Albo degli Psicologi del Veneto.

“Ma quindi scusami, lo psicologo cosa fa?”

La professione di psicologo è ordinata dalla Legge 18/02/1989, n. 56, ed è disciplinata dal Codice Deontologico degli Psicologi Italiani.  L’articolo 1 definisce gli ambiti e le modalità di intervento: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”.
Lo psicologo quindi si occupa di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio.

“Ma quindi scusami, lo psicologo come può aiutarmi?”

Hai ragione, proviamo a scende in concreto. L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni in particolari momenti critici o di difficoltà. Il principale strumento utilizzato dallo psicologo è il colloquio clinico ma nemmeno questo è sempre così. In base all’età, alla problematica e alle caratteristiche di ogni singola persona, infatti, si utilizzano gli strumenti più adatti per raggiungere assieme l’obiettivo che ci si è prefissati.

“Ahhhh… ma quindi se vado dallo psicologo non vuole dire che sono matto/a!”
Esatto, non sei matto/a, ti stai semplicemente volendo bene!

Ho deciso di iniziare questa mia nuova esperienza comunicativa del blog cercando di rispondere alle principali domande che spesso mi vengono poste, esplicitamente o implicitamente, quando dico che sono una psicologa.

“Ma quindi scusami, lo psicologo chi è?”

Lo psicologo è un professionista sanitario che dopo la laurea magistrale ha svolto un tirocinio professionalizzante della durata di un anno durante il quale si è concretamente approcciato alla professione sotto la supervisione di un tutor. Alla fine del tirocinio ha sostenuto un esame di stato ed è stato abilitato alla professione. Per poter esercitare, infine, deve iscriversi all’apposito albo professionale, nel mio caso è l’Albo degli Psicologi del Veneto.

“Ma quindi scusami, lo psicologo cosa fa?”

La professione di psicologo è ordinata dalla Legge 18/02/1989, n. 56, ed è disciplinata dal Codice Deontologico degli Psicologi Italiani.  L’articolo 1 definisce gli ambiti e le modalità di intervento: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”.
Lo psicologo quindi si occupa di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio.

“Ma quindi scusami, lo psicologo come può aiutarmi?”

Hai ragione, proviamo a scende in concreto. L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni in particolari momenti critici o di difficoltà. Il principale strumento utilizzato dallo psicologo è il colloquio clinico ma nemmeno questo è sempre così. In base all’età, alla problematica e alle caratteristiche di ogni singola persona, infatti, si utilizzano gli strumenti più adatti per raggiungere assieme l’obiettivo che ci si è prefissati.

“Ahhhh… ma quindi se vado dallo psicologo non vuole dire che sono matto/a!”
Esatto, non sei matto/a, ti stai semplicemente volendo bene!